Scatolina di fiammiferi

Se hai mai avvicinato una conchiglia all’orecchio, saprai che ci sono meraviglie che non si vedono, ma che si ascoltano. Ascoltare per credere che ci sia un mare racchiuso lì dentro o un tuono che cade tra le colline o un ululato diretto alla luna. Dopo, forse, vedrai nella tua mente le onde che vanno e vengono, la tempesta scatenarsi, un branco di lupi in caccia: ma tutto questo prima lo hai sentito, e il suono ti ha fatto aprire gli occhi. La poesia è così, suona, pulsa, batte; ama essere letta ad alta voce, entra dall’orecchio ed esce dallo sguardo. Ha cominciato a passare di bocca in bocca e a muovere i corpi di chi la pronunciava migliaia di anni fa. E da allora ha cambiato e accompagnato il cammino dell’umanità. Da collezionista di poesie, volevo farne una selezione per bambini, bambine e ragazzi che avesse un’armonia diversa, senza rima. Per un anno mi sono dedicato a cercare su carta e su schermo, da una parte all’altra dell’oceano Atlantico. Ogni poesia conduce a un’altra perché quando le ho organizzate avevo in mente un suono e un’immagine che mi ipnotizzano fin da quando ero bambino: quella di un fiammifero che ne accende un altro.